Ognuno è obbligato a prendersi cura della propria persona e ad evitare che pericoli o incidenti possano provocare danni fisici a sé o ad altri, soprattutto mentre si esercita un lavoro o una professione.
Spesso, però, succede che gli effetti di ciò che avviene in un luogo di lavoro ricadono direttamente sulle persone, le quali subiscono il più delle volte delle conseguenze negative, a volte addirittura mortali.
I fatti di cronaca ci rammentano costantemente come questi eventi rappresentino ormai una realtà che appartiene a tutti i luoghi di lavoro, con una maggior incidenza nell’edilizia o in quei settori dell’industria in cui vengono utilizzati macchinari e utensili pericolosi.
La cultura della prevenzione del rischio non si è mai diffusa capillarmente nelle aziende italiane, soprattutto in quelle di piccole o medie dimensioni, poiché si è sempre pensato che proprio le ridotte dimensioni non comportassero una diretta esposizione al rischio, da qui una continua sottovalutazione del problema.
In realtà molto spesso è accaduto che la sicurezza sui luoghi di lavoro sia stata vista dall’imprenditore come un costo eccessivo e improduttivo, ma è vero il contrario: ogni infortunio comporta una perdita economica anche per il datore di lavoro, senza dimenticare l’enorme costo sociale dei frequentissimi incidenti sul lavoro, soprattutto se si calcola che questi ogni anno costano allo Stato italiano circa 45 miliardi di Euro.
Per limitare gli effetti negativi di un simile fenomeno, sono stati introdotti inizialmente dei semplici divieti, i quali hanno soltanto impedito che i lavoratori tenessero un determinato comportamento pericoloso, ma che il più delle volte venivano trasgrediti perché non c’era un effettivo controllo da parte di un organo o di un responsabile preposto a tale compito.
Successivamente il fenomeno degli infortuni e soprattutto delle morti sui luoghi di lavoro è diventato di vaste dimensioni, ha sensibilizzato l’opinione pubblica e quindi è diventato anche di interesse sociale, chiamando perciò in causa il Governo ed il Parlamento, che con delle leggi ad hoc hanno dato finalmente una delimitazione giuridica a questo settore, quello appunto della sicurezza sul lavoro.
Il primo significativo intervento si è avuto con la Legge 626 del 1994, che per certi versi è stata la più innovativa, in quanto rispetto alle precedenti ha rivisto il concetto di “prevenzione”.
La normativa in vigore anteriormente era basata solo su divieti e su comportamenti da non compiere, altrimenti si doveva risarcire il danno arrecato. Dopo questo intervento legislativo invece, i soggetti interessati vengono chiamati ad adottare una serie di misure idonee a prevenire il verificarsi di alcuni eventi pericolosi e ad essere particolarmente informati su tutta una serie di nozioni di ordine tecnico e sanitario. Anche l’ambito dei soggetti interessati è stato allargato: la sicurezza dei luoghi di lavoro non è competenza esclusiva del datore di lavoro, bensì riguarda tutti i lavoratori. Tutti devono cooperare per garantire una corretta realizzazione nel coordinamento della prevenzione.
Il datore di lavoro deve fornire le attrezzature, i macchinari, le strutture e i servizi necessari ed in regola per ridurre al minimo i rischi all’interno delle zone di lavoro, ma anche i lavoratori sono obbligati a conoscere tutte le prescrizioni necessarie per preservare l’integrità fisica.
Quello che caratterizza le leggi che regolano la materia della sicurezza sui luoghi di lavoro, riguarda una serie di regole che forniscono degli strumenti ai datori di lavoro e ai lavoratori per essere soprattutto informati sui comportamenti e sulle modalità di esercizio per svolgere un lavoro che riduca al minimo i rischi e gli infortuni effettivi, coinvolgendo tutti i soggetti che operano all’interno di una realtà aziendale con specifiche competenze, incarichi e responsabilità.
Recentemente la 626 ha subito alcune variazioni e adattamenti grazie a due importanti interventi legislativi: il D. Lgs. 81 del 9 aprile 2008 e il D. Lgs. 106 del 3 agosto 2009, con i quali sono state garantite maggiori tutele a diverse categorie di lavoratori e sono state inasprite alcune sanzioni per i datori di lavoro che violano determinate disposizioni.
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