Oggi, 9 Dicembre, prende il via al tribunale di Torino quello che si annuncia come il più grande processo d’Europa per le morti e le malattie provocate dall’amianto, tanto che sono state predisposte tre aule processuali tra cui l’aula magna del tribunale, collegate tra loro in video conferenza per permettere alle circa 2000 persone attese di assistere all’udienza.
Il processo sarà presieduto dal Giudice Dott. Casalbore, con Giudici a latere Dott.ssa Piranti e Dott. Santangelo, a difesa delle parti civili ci sarà un collegio di giudici internazionali, cosa mai accaduto prima, proprio al fine di dimostrare, attraverso le informazioni e i documenti a disposizione di ogni legale nel proprio Paese, che la politica sulla sicurezza e sulla salute dell’Eternit apparteneva ad un’unica regia.
Il processo,infatti, vede solo 2 indagati: il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e lo svizzero Stephan Schmidheiny, che hanno condotto la multinazionale Eternit dai primi anni settanta, con precisione dal gennaio 1973 fino al fallimento nel giugno del 1986, indagati a seguito delle accuse mosse loro dai p.m. Dott. Guariniello, Dott. Panelli e Dott. Colace per i reati di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche e disastro colposo.
I due indagati, che concretamente gestivano le sorti della società, “sapevano della pericolosità dell’amianto ma hanno omesso di adottare provvedimenti adeguati e, anzi, hanno commesso fatti diretti a cagionare un disastro e dai quali è derivato un pericolo per la pubblica incolumità”,queste le parole del GUP Palmesino che lo scorso luglio ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per gli ex padroni della società.
Altri, stimati in circa la metà del totale, piuttosto che costituirsi parti civili hanno preferito accettare l’offerta “in segno di solidarietà” di circa 30 mila euro a vittima ed altri 20 mila euro per ogni persona morta da destinare alla ricerca sul mesotelioma, avanzata dallo svizzero Schmidheiny in tempi ancora non sospetti.
Tra le parti civili anche il WWF che ha spiegato:”il problema dell’amianto è troppo spesso sottovalutato… Le conseguenze di questa forma di inquinamento sono ormai conosciute anche se l’evoluzione di queste non è perfettamente nota. Basti pensare infatti che è stato stimato che l’apice delle forme tumorali a causa dell’amianto sarà riscontrabile tra il 2015 ed il 2020”.
Dalla prima vittima accertata, Maria Arietti, morta nel 1995 ad oggi sono 3000 le persone,solo in Italia, morte e o ammalatesi in seguito a forme tumorali dovute a tale minerale killer.
Infatti la diffusione della polvere nociva dell’amianto non si è registrata solo all’interno degli stabilimenti in cui il minerale era lavorato ma ha riguardato intere aree circostanti gli stabilimenti, tanto che ad essere colpiti da malattie derivanti dall’amianto non sono solo gli ex dipendenti Eternit ma anche loro familiari e abitanti delle zone, oggi riconosciute a rischio, limitrofe agli stabilimenti industriali.
Il Coordinatore del Comitato Vertenza Amianto, sorto a Casale Monferrato, tra le aree più colpite dalle morti, l’ex sindacalista Bruno Pesce, ora volontario a sostegno della causa amianto ha spiegato che :”Contrariamente a molti anni fa quando la cultura generale dominante era quella che considerava normale che ci si potesse ammalare e morire sul lavoro, oggi a Casale il problema dell’amianto è talmente socializzato (sia tra coloro che hanno contratto la malattia e i loro parenti sia nell’opinione pubblica in generale) che tutti si sentono parte lesa nel processo di Torino”.
Il sindacalista ha inoltre raccontato l’esperienza di un ultra ottantenne ammalatosi circa dieci anni fa ed ancora vivo nonostante l’asportazione di un polmone, che potrebbe rivelarsi testimone chiave del processo circa lo smaltimento dei rottami eternit, via più attendibile per la dimostrazione del reato di disastro ambientale doloso e permanente.
Il processo si annuncia molto difficile, secondo il pm Guariniello:”Esso dovrà essere giusto, sia per le vittime sia per gli imputati. Non c’è nulla di scontato in partenza. Noi abbiamo individuato i capi d’accusa mentre i giudici dovranno vagliare tutto”, afferma il magistrato torinese, che da una vita è impegnato a contrastare ogni forma di lavoro che uccide.