Crisi significa non solo il
rischio di guadagnare meno ma anche lavorare peggio, cioè con minore attenzione
al rispetto delle misure di sicurezza. Così si potrebbe riassumere la
percezione che 6 europei su 10 hanno, in questo ultimo periodo, degli effetti
della crisi economica sulla propria attività lavorativa.
A rilevare questi dati è il
rapporto, reso noto lo scorso 7 ottobre, condotto dell’Agenzia europea per la
sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-OSHA) – istituita fin dal 1996 come
organismo ufficiale responsabile della diffusione di informazioni sulla
sicurezza e la salute sul lavoro – in collaborazione con l’Ispesl (Istituto
superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro). Dal rapporto, condotto su un
campione rappresentativo di 1.000 persone per ogni Stato dell’Unione, emerge
infatti che i cittadini europei, pur essendo ben informati per quanto riguarda
la sicurezza sul lavoro, nell’attuale momento di crisi economica, sono disposti
a mettere in secondo piano il rispetto delle norme di sicurezza (che figurano al 3° posto delle
preoccupazioni), per dare priorità alla retribuzione e al mantenimento dell’impiego.
Dalla stessa ricerca emerge
un’altra informazione significativa soprattutto dal punto di vista del rischio
psico-sociale. Le donne, per il doppio carico di lavoro – esterno e interno
alle mura domestiche – sono maggiormente
soggette a stress e ad infortuni sul lavoro. Lo dimostra in particolar modo un
dato: per gli uomini l’orario di lavoro è un fattore importante solo nel 19%
dei casi, per le donne la percentuale sale al 26% (più di una lavoratrice ogni
4), il che testimonia la difficoltà esistente per queste ultime di conciliare i
tempi del lavoro con quelli della vita familiare.