Oltre 10 milioni di lavoratori, svolgendo le proprie mansioni, percepiscono almeno un fattore di rischio per la propria salute. Lo rivela l’Istat attraverso la ‘statistica in breve’ “Salute e sicurezza sul lavoro”. Secondo l’istituto di statistica la situazione riguarda circa il 44,3% degli occupati. E in particolare gli uomini. Per le colleghe donne, infatti, la percentuale scende al 26,7%. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con la Consulenza Statistico Attuariale dell’INAIL, il cui contributo è stato determinante nella fase di test del questionario (campione rappresentativo di 12mila infortunati).
In totale sono quindi oltre 10 milioni le persone che avvertono almeno un elemento di pericolo mentre lavorano. In particolare 8 milioni 706 mila percepiscono fattori di rischio che possono compromettere la salute fisica, mentre 4 milioni 58 mila ritengono di essere esposti a rischi che potrebbero pregiudicare l’equilibrio psicologico. “In rapporto agli occupati, emerge in modo netto il differenziale di genere per quello che riguarda i fattori di natura fisica- sottolinea l’Istat- in quanto ne avvertono il rischio 44 uomini su cento, contro il 26,7% delle occupate, mentre per quanto riguarda i fattori di natura psicologica entrambi i generi si attestano sui livelli del valore medio che è pari a 17,4%”.
Le classi di età più interessate risultano quelle centrali (35-44 anni) sia per i fattori di natura fisica sia per quelli di natura psicologica. “Se per questa ultima tipologia di rischio si rileva una sostanziale parità fra i sessi in tutte le classi di età- rileva l’Istat- i fattori che possono compromettere la salute fisica evidenziano, invece, differenze di genere molto elevate tra i più giovani (con valori più elevati per i maschi) che si vanno progressivamente riducendo nelle classi di età più anziane (dai 21,6 punti percentuali della classe 15-24 anni agli 8,7 della classe 65 e oltre)”.
E per gli stranieri che lavorano in Italia? Nel loro caso la percentuale di chi percepisce un rischio fisico sale al 46,7%. La componente straniera dell’occupazione “avverte in misura maggiore rispetto a quella italiana l’esposizione ai fattori di rischio per la salute- evidenzia la rilevazione ‘Salute e sicurezza sul lavoro’- in particolare per quelli di natura fisica (46,7% contro 36,7%) e in misura più lieve per quelli psicologici (19,1% contro 17,3%)”. Fra questi ultimi rientra il rischio derivante da carichi di lavoro eccessivi, “unico fattore per cui non emerge una differenza rispetto alla popolazione italiana”.
Per quanto riguarda invece i settori produttivi la maggiore concentrazione di persone esposte a rischi per la salute fisica “si registra nelle costruzioni (63,4% occupati dello stesso settore)- elenca quindi l’Istat- nell’agricoltura (54,3%), nei trasporti (48,3%), nella sanita’ (45,5%) e nelle attività manifatturiere (44,7%)”. Anche nel piu’ ampio settore della pubblica amministrazione si registra una quota cospicua pari al 35,7%, che si riduce al 26,6% se si escludono da questa i dipendenti dei settori “piu’ esposti”: quali quelli delle forze dell’ordine, dell’esercito, dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile. I comparti sanità e alberghiero sono gli unici in cui il pericolo è percepito in misura maggiore dalle donne.
I fattori di rischio di tipo psicologico, invece, sono percepiti maggiormente fra le persone che lavorano nella sanità (26%), nei trasporti (24,6%) e nella pubblica amministrazione (23%). In particolare nella sanità e nella pubblica amministrazione le donne risentono in misura maggiore rispetto agli uomini di questi problemi. Le manifestazioni di prepotenza e discriminazione o di minacce o violenze fisiche sono avvertite da una quota più bassa seppur rilevante di lavoratori (rispettivamente 4,6% e 1,6%) “ma, se considerate in termini assoluti, riguardano nel caso di prepotenza e discriminazione oltre un milione di occupati, mentre nel caso di minacce o violenze fisiche 381mila persone”. Il dato su prepotenza e discriminazione “e’ particolarmente rilevante per le donne che lavorano nella Pubblica amministrazione- denuncia la ricerca Istat- cio’ si verifica in particolare per le posizioni dirigenziali e quelle di più basso profilo (operaie e collaboratrici)”.
Fonte: Inail.it