Un anno non è certo molto perché si possano cambiare abitudini pericolose che durano da tempo, ne abbastanza probabilmente perché tutte le aziende possano dotarti, come invece sarebbe giusto e previsto dalla legge, delle adeguate misure di sicurezza per i propri lavoratori. Tuttavia 12 mesi dall’entrata un vigore del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro sono abbastanza almeno per provare un primo bilancio.
Ed è proprio questo che si è tentato all’inizio di dicembre 2009 attraverso un convegno tenutosi alla HRC Academy alla quale hanno partecipato i presidenti dell’Inps, Antonio Mastrapasqua e dell’Inail, Marco Fabio Sartori, componenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato (Giuliano Cazzola, Cesare Damiano, Tiziano Treu), l’Ad e presidente di Italia Lavoro, Natale Forlani.
Il primo positivo bilancio è quello di una riduzione, se pur molto lieve degli incidenti mortali, ma in sé non abbastanza poiché un dato del genere va raffrontato anche con la flessione della produzione industriale. “In Italia sono 290.000 le aziende che nel 2007 hanno subito un infortunio – ha detto il presidente dell’Inail Sartori – meno cioè del 2,7%, tutto sommato risicato.
Cambiano le imprese però – ha fato notare – i settori di prevalenza sono sempre gli stessi: ‘la metallurgia e l’edilizia e se cala la produzione della metallurgia, calano anche gli infortuni”. Nell’ambito dello stesso convegno Sartori ha anche voluto sfatare un mito troppo diffuso ma senza effettivi fondamenti, quello cioè che vede le piccole e medie imprese più interessate dagli incidenti sul lavoro. Quello che è emerso di positivo è comunque un aumento dei controlli sui luoghi di lavoro. Dopo la direttiva Sacconi infatti, come ha spiegato il direttore dell’Inps: “Ci siamo concentrati sul lavoro nero e grazie all’Inps sono state visitate 80 mila aziende, trovati 70 mila lavoratori in nero, recuperati 1,5 miliardi di euro e annullato 20 mila contratti di lavoro perché fittizi”.