Lavorare in alto, tra le polveri del cemento e quelle prodotte dalle macchine utensili, e poi il rumore, utilizzare vernici e solventi, sollevare carichi: è la dura vita del lavoratore edile. Dura e, a detta dei lavoratori stessi, pericolosa per la salute e con un maggiore rischio infortuni di altre professioni. Non è un caso infatti che il 63,4% degli occupati di questo settore ritenga di essere costantemente sottoposto a rischi, come dice un’indagine condotta dall’Inail: una percezione che è quasi il doppio di quella media, ferma al 37,4%.
L’indagine a cui si fa riferimento è stata condotta nelle Marche, ma ci sono buoni motivi per credere che la situazione non sia poi così tanto differente nel resto dell’Italia. Sarà un caso – infatti – ma anche in Toscana, per quanto riguarda la sicurezza, un occhio particolarmente attento delle istituzioni in passato è stato puntato sul medesimo settore e più in generale su tutti coloro che, pur con professionalità differenti da quelle dell’edile vero e proprio, lavorano più o meno nello stesso settore, come gli antennisti e gli impiantisti.
Il dato che emerge in Toscana è infatti che il 58% dei casi mortali di incidente avviene a causa di cadute dall’alto. Alti i rischi per gli edili anche nel Lazio dove nel 2009 ci sono stati 41 morti e dove tra le cause mortali più frequenti ci sono le cadute da impalcature, scale o tetti.