Al via la fase sperimentale in vista dell’obbligo di origine su etichetta per pasta e riso

 

27 Luglio 2017

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Sono stati firmati in data 20 luglio 2017 i due decreti interministeriali che recepiscono alcune delle disposizioni previste dal paragrafo 3 dell’articolo 26 del Regolamento comunitario 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, in attesa della notifica formale prevista entro l’anno da parte del parlamento Europeo che deve approvare le disposizioni normative.

I due decreti sviluppati dal ministro delle Politiche Agricole e Forestali Maurizio Martina e dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, introducono in ambito nazionale, per i prossimi due anni, il sistema sperimentale di etichettatura per i prodotti lattiero caseari. I provvedimenti (pasta/grano e riso), giocano d’anticipo in attesa che il parlamento Europeo ratifichi una norma europea sulla trasparenza dell’origine delle materie prime in etichetta, ad oggi ancora mancante.

Le novità principali introdotte dai due decreti possono essere di seguito riepilogate.

Obbligo origine etichetta pasta riso

Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le diciture relative al paese in cui il grano viene coltivato e del paese in cui viene macinato (molinatura). Nel caso in cui queste attività siano effettuate in paesi diversi nel è consentito l’impiego, a seconda della provenienza, delle seguenti diciture: “Paesi UE”, “Paesi NON UE”, “Paesi UE E NON UE”. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

Il provvedimento che disciplina invece l’etichettatura per il riso, prevede che sull’etichetta delle confezioni debbano essere indicati il paese di coltivazione del riso, il paese di lavorazione ed il paese di confezionamento.

Anche per il riso, se queste attività avvengono nel territorio di più Paesi potranno essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture: “Paesi UE”, “Paesi NON UE”, “Paesi UE E NON UE”. Le informazioni sull’origine dovranno essere ben visibili nell’etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

L’emissione dei due decreti si è resa necessaria in seguito all’esito del sondaggio on line sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26 mila cittadini, da cui è emerso che per più dell’80% dei partecipanti sia importante poter conoscere l’origine delle materie prime in considerazione del rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare.

Il ministro Martina ha così commentato la firma sul decreto: “È un passo storico che abbiamo deciso di compiere in attesa della piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Puntiamo così a dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, tutelare i produttori e rafforzare i rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Con questa decisione l’Italia si pone all’avanguardia in Europa sul fronte dell’etichettatura, come chiave di competitività per tutto il sistema italiano. Chiediamo con ancora più forza oggi all’Unione europea di fare scelte coraggiose, di dare ai cittadini e alle aziende risposte concrete. Tanto più davanti alla conclusione di accordi commerciali internazionali che rappresentano un’opportunità da cogliere e che dovranno essere accompagnati da scelte sempre più forti per la trasparenza e la massima informazione in grado di unire al meglio protezione e promozione delle nostre esperienze agroalimentari”.

I provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni entro cui le aziende delle filiere dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni e per smaltire le etichette e le confezioni già prodotte.


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