Regolamento Reach 2007 – 2017. È stata pubblicata la Relazione generale della Commissione sull’applicazione del regolamento REACH e sulla revisione di alcuni elementi.
Il regolamento REACH, in vigore dal 2007, ha introdotto due fondamentali misure per il controllo della presenza delle sostanze chimiche sul territorio Europeo:
- le restrizioni, che consentono all’UE di imporre delle condizioni sulla fabbricazione, sull’immissione sul mercato o sull’utilizzo di sostanze;
- l’autorizzazione, che mira a garantire che le sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) siano utilizzate in sicurezza e, al contempo, a promuoverne la sostituzione mediante valide alternative.
Sostanze pericolose
Gli obiettivi dell’introduzione del regolamento sono stati, fin dall’inizio, rivolti a elaborare un quadro esaustivo e completo di informazioni sulle sostanze chimiche, con la finalità di valutarne i rischi e gestirne gli impieghi in modo uniforme e omogeneo. Questi scopi sono stati integrati dalla necessità di garantire la libera circolazione sul mercato UE, allineando i protocolli di registrazione, dal miglioramento delle strategie di concorrenza e dalla riduzione della sperimentazione animale attraverso l’individuazione di pratiche alternative.
La commissione REACH comunica che i risultati dell’applicazione del regolamento, a dieci anni dall’entrata in vigore, sono incoraggianti e puntano verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tuttavia, nonostante i buoni risultati ottenuti, esistono ancora margini di miglioramento e l’acquisizione delle nuove esperienze maturate con l’applicazione delle norme contenute nel regolamento stesso, contribuisce a elaborare i piani di ottimizzazione delle misure in essere.
Le principali criticità evidenziate dall’analisi dei primi anni di applicazione del regolamento REACH, riguardano soprattutto le non conformità dei fascicoli di registrazione, che spesso giungono incompleti delle informazioni necessarie.
Sono state individuate alcune forme di miglioramento e semplificazione, rivolte a rendere più accessibile il processo di autorizzazione e a garantire le condizioni di parità con le imprese al di fuori dell’UE attraverso l’applicazione efficace di restrizioni e limitazioni.
Risultano importanti aspetti di miglioramento anche quelli legati ai processi di comunicazione, in particolare rispetto agli ambiti di interconnessione con la normativa sulla sicurezza sul lavoro e di quella sulla gestione dei rifiuti.
Relativamente ai costi, prevalentemente derivanti dal processo di registrazione e dalla comunicazione di informazioni, la relazione stima una incidenza pari a circa 2,3-2,6 miliardi di EUR per le prime due scadenze di registrazione. I costi sostenuti si sono dimostrati superiori a quelli preventivati inizialmente, la portata dei potenziali vantaggi sulla salute e sull’ambiente, si aggira intorno ai 100 miliardi di Euro nell’arco di 25-30 anni dall’applicazione. Tale stima, se rispettata, sembra giustificare l’impatto iniziale e viene al momento confermata dai primi risultati positivi ottenuti.
In conclusione la relazione della Commissione sottolinea come gli obiettivi programmati possano essere raggiunti e siano allineati con la strategia di politica industriale promossa dalla Unione Europea, con il programma d’azione per l’economia circolare coerenti con il settimo programma di azione in materia di ambiente.
2018
Il raggiungimento degli obiettivi previsti si concretizzerà inoltre ulteriormente in occasione della prossima scadenza di giugno 2018 che prevede la fase finale delle registrazioni, risultato che consentirà di consolidare i risultati programmati.
La relazione si conclude con la considerazione che, a fronte dei risultati ottenuti e anche in considerazione delle criticità rilevate e delle misure di miglioramento messe in atto, non vi sia necessità attualmente di rivisitare il regolamento.