Il 6 luglio 2017 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha trasmesso al Parlamento la Relazione sullo stato dell’ambiente contenente una panoramica dettagliata sulla situazione dei principali indicatori ambientali, contaminanti o fonti di possibile inquinamento, che mette in evidenza le criticità, nuove e conosciute, rappresentate dalla biodiversità dei diversi ecosistemi esistenti sul territorio nazionale.
Il Capitolo 4 della relazione è dedicato in modo specifico alla valutazione della presenza e dell’impatto degli agenti chimici, che rappresentano un significativo elemento di pericolosità e di bilancio, in considerazione del fatto che l’Italia risulta essere il terzo produttore europeo di prodotti chimici, e il decimo a livello mondiale, articolando la produzione principalmente in reagenti chimici di base (prodotti petrolchimici e i loro derivati, gli inorganici di base, i tensioattivi e le materie prime per la detergenza), prodotti della chimica specialistica (le vernici e gli inchiostri, i prodotti fitosanitari, i coloranti e i pigmenti), e prodotti destinati al consumatore finale e agli utilizzatori professionali che comprendono detergenti, cosmetici, pitture e vernici.
Conformemente a quanto previsto dal regolamento REACH (CE1907/2006), che disciplina a livello comunitario la circolazione di sostanze chimiche e la registrazione dei prodotti, dal regolamento CLP (CE1272/2008) che regolamenta le modalità di classificazione ed etichettatura, e dalle direttive rivolte a garantire la corretta gestione della produzione in aziende considerate a Rischio di Incidente Rilevante (2012/18/UE), la legislazione Italiana e gli enti preposti alle verifiche sulle corrette modalità di attuazione dei decreti di recepimento, garantisce buoni livelli di sicurezza in linea e per alcuni aspetti superiori agli standard europei.
La relazione tuttavia evidenzia alcune criticità, in particolare per ciò che riguarda le misure di controllo, di emergenza e di informazione della popolazione. Un altro aspetto è la ridefinizione della “governance del sistema”, che in Italia vede coinvolte una pluralità di autorità centrali e territoriali in via transitoria, in vista del trasferimento delle competenze in materia alle Regioni, previsto dall’Articolo 72 del D.Lgs. 112/1998, ma ancora non attuato.
Gli ultimi paragrafi del capitolo dedicato agli agenti chimici pongono quindi l’attenzione proprio sugli stabilimenti (oltre un migliaio in Italia) presso cui la natura dell’attività di produzione, o i quantitativi di sostanze conservate, possono comportare un rischio, in caso di incidente, per la popolazione o l’ambiente circostante le cui modalità di gestione del sistema di prevenzione e protezione, sono soggetti all’adozione di specifiche misure di progettazione e contenimento, disciplinate dal D. Lgs 105/2015 (in recepimento della Direttiva 18/2012/ UE “Seveso III”).
Per quanto riguarda il quadro generale degli stabilimenti presenti sul territorio, il D.Lgs. 105/2015, ha adeguato l’elenco delle sostanze pericolose contenuto nell’Allegato 1 al nuovo Regolamento CLP (UE) 1272/2008. Anche se tale aggiornamento è rivolto a garantire l’adeguatezza delle misure di prevenzione e sicurezza ai rischi esistenti, si potranno verificare variazioni nel numero e nelle tipologie degli stabilimenti assoggettati alla normativa per il controllo del pericolo di incidenti rilevanti.
Ulteriore ambito è infine quello rappresentato dalla produzione e dall’impiego di prodotti fitosanitari, noti anche come pesticidi o fitofarmaci; le norme europee sui prodotti fitosanitari prevedono che l’autorizzazione alla loro immissione in commercio venga preceduta da una attenta valutazione del rischio sia ambientale che sanitario, determinando quindi l’esclusione dal mercato di quei prodotti che presentano rischi inaccettabili per la salute umana e l’ambiente; la normativa nazionale ha quindi recepito tali indicazioni con la messa a punto del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che prevede, una precisa azione di formazione ed informazione sui rischi connessi ai prodotti fitosanitari, un controllo sistematico delle macchine irroratrici, il divieto di irrorazione aerea e specifiche azioni di protezione dell’ambiente acquatico e delle aree con valenza ambientale.