Camminava come ogni giorno all’interno dello stabilimento dell’Arsenale Militare di Taranto per controllare che tutto fosse tranquillo. Ma per Giovanni De Cuia, 53 anni, dipendente civile del ministero della Difesa e assunto come vigilante, quello dello scorso 25 gennaio 2010 non è stato un giro di controllo qualsiasi, ma l’ultimo che gli è costato la vita.
Per cause ancora ignote, e sulle quali la Marina Militare, i Carabinieri e gli ispettori del lavoro stanno facendo accertamenti, alcuni pannelli, che proprio quella mattina erano stati accatastati fino a sette metri di altezza, sono caduti travolgendo l’uomo e uccidendolo sul colpo. Una tragedia che probabilmente nasconde qualche leggerezza commessa e forse il mancato rispetto delle normative di sicurezza.
Il deputato del PD, Ludovico Vico, ha dichiarato: “Si dovranno accertare subito le responsabilità del terribile incidente che nella sua dinamica mostra la crudeltà di un evento che poteva essere evitato – ha detto – e attendo fiducioso l’esito degli accertamenti”. Punta invece il dito su possibili alleggerimenti nei controlli il sindaco di Taranto, Stefano Ippazio, che afferma: “In Arsenale non si verificava un episodio così grave da almeno 40 anni e forse questa è la conseguenza di una allentata attenzione verso le misure di sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori’.
Molto più dure invece le parole venute dai sindacati: “Evidentemente l’intervento della magistratura – dicono i confederali, le rappresentanze sindacali unitarie, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e i Cobas – che nel 2005 chiudeva tutta la zona delle aziende dell’indotto, proprio per motivi di sicurezza, e poi le indagini della Procura proprio sulle strutture dell’Arsenale, non sono servite a fare passi avanti”.